In data 14.12.2017 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge 179/2017 in materia di Whistleblowing (Disposizioni per la tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarita’ di cui siano venuti a conoscenza nell’ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato).
Tali disposizioni regolano le segnalazioni dei dipendenti aziendali e le relative tutele apprestate al segnalante.
L’articolo 6 del D.Lgs. 231/2001 stabilisce chiaramente che i modelli dovranno prevedere, obbligatoriamente la presenza di:
a) uno o più canali che consentano ai soggetti apicali e subordinati di presentare segnalazioni circostanziate di condotte illecite (rilevanti ai sensi della “231” e fondate su elementi di fatto precisi e concordanti) o di violazioni dello stesso Modello di organizzazione e gestione, di cui siano venuti a conoscenza in ragione delle funzioni svolte, al fine di tutelare l’integrità dell’ente;
b) almeno un canale alternativo che consenta al segnalante (whistleblower), con modalità informatiche, di mantenere l’assoluto anonimato al fine di evitare ritorsioni.
c) il divieto di atti di ritorsione o discriminatori (diretti o indiretti) nei confronti del whistleblower, per motivi collegati (direttamente o indirettamente) alla segnalazione.
d) sanzioni nei confronti di chi viola le misure di tutela del segnalante, nonché’ di chi effettua con dolo o colpa grave segnalazioni che si rivelano infondate.
La novità è rappresentata dalle sanzioni che i sistemi disciplinari dovranno prevedere per coloro che effettuino segnalazioni che si rivelino infondate. Tale ultima previsione non sarà certamente indenne da potenziali controindicazioni; infatti potrebbe non essere incoraggiante per i segnalanti “dubbiosi” che, per paura di incorrere in sanzioni, potrebbero omettere la segnalazione di eventi di cui non si ha una certezza fondata, al solo fine di non vedersi addebitate le sanzioni previste.
A cura del dott. Francesco Cipullo
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