Non bastano i controlli ISO 9001 per evitare i rischi legati alla salute e sicurezza dei luoghi di lavoro. Occorre affidarsi ad una certificazione sulla sicurezza che viene ripagata dalla riduzione del premio INAIL.

Notevoli spunti operativi offre la sentenza della Cassazione Penale, sez. 4, n. 34311 del 20 luglio 2018, a favore dell’implementazione di un sistema di gestione idoneo a prevenire i rischi legati alla salute e sicurezza dei lavoratori conforme al BS OHSAS 18001 ovvero sia alla nuova ISO 45001. Gli ermellini offrono una duplice chiave di lettura del caso di specie sia in ordine all’approccio sull’imputabilità dei reati, includendo anche il consulente che, pur non avendo ruoli decisionali, ha redatto un documento di valutazione dei rischi carente, sia l’impossibilità, per la parte convenuta, di dimostrare l’avvenuta esecuzione dei controlli orientati alla prevenzione dei rischi mediante il  “richiamo in ricorso all’auspicio di una integrazione tra sistema di sicurezza e sistema di qualità, di cui alla norma ISO 9001”. In particolare il mancato accoglimento delle tesi difensiva, riguardava la prevalenza del precetto legislativo che riferisce all’implementazione del DVR, rispetto alla raccomandazione associata all’implementazione di una procedura di controllo prevista dal sistema di gestione aziendale ISO 9001. Orbene se da un lato le conclusioni della Suprema Corte sono pacifiche, atteso che la ISO 9001 solo dalla edizione 2015 prevede un approccio basato sull’analisi dei rischi aziendali. Ad ulteriore conferma occorre precisare che esistono certificazioni che prevedono l’analisi dei rischi con specifico riferimento alla prevenzione degli infortuni quali il noto British Standard OHSAS 18001 e la nuova ISO 45001 che consentono all’azienda virtuosa di conseguire un duplice vantaggio quale, una accurata analisi dei rischi basata sui processi aziendali  e  la riduzione del premio INAIL mediante compilazione del modello OT24.